mercoledì 29 ottobre 2008

La scuola non riformata



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Come sapete oggi è stato approvato dal Senato il disegno di legge con oggetto “conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1° settembre 2008, n.137, recante disposizioni urgenti in materia di istruzione e università”, ovvero il cosiddetto Decreto Gelmini.

In questi giorni diverse proteste sono state organizzate in tutta la nazione contro questo decreto e contro altri provvedimenti sulla scuola, che portano alcune modifiche soprattutto nella scuola primaria, che taglia risorse finanziarie all’Università e non permettono la stabilizzazione e l’immissione a ruolo di diversi docenti.

Ma vediamo in sintesi alcuni problemi sollevati da questo decreto e della legge 133/08 (manovra d’estate).

I tagli al personale della scuola
I tagli programmati riguardano i docenti a tempo determinato (i supplenti, i precari) per un numero che supera 87 mila unità così articolati:
- 42.105 nell’anno scolastico 2009/10 di cui 32.105 dal decreto legge e 10.000 dalla finanziaria 2008,
- 25.560 nell’anno scolastico 2010/11, di cui 15.560 da decreto legge e 10.000 dalla finanziaria 2008 e
- 19.676 nell’anno scolastico 2011/12.
A questo si aggiunge la mancata assunzione dei 75.000 precari già previsti nel piano del Governo Prodi con copertura finanziaria.
Nello specifico il Governo Prodi nel corso della XV legislatura ha approvato, attraverso le due leggi finanziarie, provvedimenti importanti, volti a risolvere il problema della precarietà degli insegnanti. Infatti, la legge n. 296 del 2006 (finanziaria 2007), ha autorizzato l'immissione in ruolo di 150.000 docenti e di 20 mila unità di personale tecnico ausiliare (Ata) nel triennio 2007, 2008 e 2009; inoltre, la legge n. 244 del 2007 (finanziaria 2008) ha previsto la stabilizzazione di circa 17 mila insegnanti di sostegno e di ulteriori 10 mila unità di personale tecnico ausiliare nel triennio 2008, 2009 e 2010.
Secondo fonti ministeriali, il piano di assunzioni, così come previsto dalle suddette leggi finanziarie del precedente Governo Prodi, ha già avviato, nel giugno 2006, la stabilizzazione di 20 mila docenti e di 3.500 unità di personale tecnico ausiliare (Ata) e nel maggio 2007 la stabilizzazione di 50 mila docenti e di 10 mila unità di personale tecnico ausiliare (Ata).
Ci sono pure tagli al personale ATA (amministrativo, tecnico, ausiliario). È previsto infatti un taglio secco del 17%, ovvero 42.500 posti in meno (44.500 considerando anche la finanziaria 2008), della consistenza accertata nell’anno scolastico 2007/2008, da conseguire nel triennio 2009/2011, così articolati:
- 14.167 nell’anno 2009 (a cui si devono aggiungere 1.000 dalla finanziaria 2008),
- 14.167 nell’anno 2010 (a cui si devono aggiungere 1.000 dalla finanziaria 2008),
- 14.167 nell’anno 2011.

In Sicilia già per il prossimo anno scolastico, si prevedono, per la scuola primaria, 1804 tagli di posti di insegnamento; per la scuola media, 1796; per la scuola superiore, 1263 e 1567 di personale ATA.
Ciò causerà disservizi per alunni e studenti e una drammatica perdita di posti di lavoro.

I tagli alla risorse per la scuola
I tagli per la scuola sono già stati programmati nella “manovra d’estate” 2009/11 e sono pari a 7,8 miliardi di euro, così articolati (ovvero economie lorde di spesa non inferiori a):
- 456 milioni di euro per l’anno 2009,
- 1.650 milioni di euro per l’anno 2010,
- 2.538 milioni di euro per l’anno 2011 e
- 3.188 milioni di euro per l’anno 2012.
Per quanto riguarda il fronte dei docenti i tagli sono pari a 5,4 miliardi, così articolati:
- 338 milioni di euro per l’anno 2009,
- 1.180 milioni di euro per l’anno 2010,
- 1.715 milioni di euro per l’anno 2011 e
- 2.130 milioni di euro per l’anno 2012.

Il Maestro unico e l’orario settimanale
Il Decreto Gelmini prevede all’articolo 4 che “nell’ambito degli obiettivi di razionalizzazione” è previsto che “le istituzioni scolastiche della scuola primaria costituiscono classi affidate ad un unico insegnante e funzionanti con orario a ventiquattro ore settimanali”.
Quindi “unico insegnante” e non “maestro prevalente” come affermano alcuni onorevoli dello schieramento del centro-destra.
Scompare dunque l’insegnamento modulare (3 docenti per 2 classi oppure, ove ciò non sia possibile, 4 docenti per 3 classi).
L’insegnante avrà un orario settimanale di 24 ore e dovrebbe essere affiancato dai docenti di inglese e di religione, oltre che da quello di sostegno (laddove previsto).
Dal piano programmatico di interventi volti alla razionalizzazione dell’utilizzo delle risorse umane e strumentali del sistema scolastico (link), che è un atto del Governo sottoposto a parere parlamentare, si evince che il maestro unico dovrà insegnare anche l’inglese poiché è previsto il taglio di 11.200 posti (4.000 già dal prossimo anno) di insegnanti specializzati in inglese.
Si legge, infatti, dal piano programmatico che l’insegnamento della lingua inglese è affidato ad un insegnante di classe opportunamente specializzato. I docenti, formati da un piano di formazione linguistica obbligatoria della durata di 150/200 ore, saranno preferibilmente impiegati, già dall’anno scolastico 2009/2010, nelle prime due classi della scuola primaria e saranno assistiti da interventi periodici di formazione.
Il piano programmatico prevede come orario “privilegiato” quello di 24 ore settimanale, resta la possibilità delle 27 e delle 30 ore, con aggiunta di altre 10 per il tempo mensa.
Nei regolamenti da emanare si terrà conto delle esigenze, correlate alla domanda delle famiglie, di una più ampia articolazione del tempo-scuola. È con questo escamotage che il centro-destra vorrebbe giustificare la mancata riduzione del tempo pieno. Vedremo se sarà così perché a quanto pare il costo dell’orario aggiuntivo dovrebbe essere a carico della scuola, ma con quali fondi?
Attualmente l’organizzazione didattica della scuola primaria è disciplinata dagli artt. 5-8 e 13 del citato d.lgs. n. 59/2004. L’orario annuale è fissato in 891 ore (escluso il tempo mensa), comprensivo della quota riservata alle regioni e alle istituzioni scolastiche autonome, nonché all’insegnamento della religione cattolica (curricolo obbligatorio), con possibilità per le istituzioni scolastiche di organizzare, nell’ambito del Piano dell’offerta formativa (POF), tenendo conto delle prevalenti richieste della famiglie, attività e insegnamenti per ulteriori 99 ore annue (escluso il tempo mensa), la cui frequenza è opzionale e gratuita. Nel rispetto del monte ore annuale e considerato che le lezioni devono essere articolate in non meno di cinque giorni settimanali, le singole istituzioni scolastiche definiscono le modalità di svolgimento dell’orario delle attività didattiche.
L’orario obbligatorio nelle scuole medie sarà ridotto a 29 ore settimanali, rispetto alle attuali 32.
Nei licei classici, scientifici, linguistici e delle scienze umane l’orario sarà di 30 ore, mentre per quelli artistici e musicali e per gli istituti tecnici e professionali la quota massima sarà di 32 ore

I tagli delle scuole
Il piano programmatico prevede che non è possibile riconoscere l’autonomia alle istituzioni scolastiche che hanno una popolazione inferiore ai mini previsti (meno di 300 alunni, mentre attualmente nel fissare i parametri per il dimensionamento delle istituzioni scolastiche, si prevede uno standard generale compreso tra i 500 e i 900 alunni) ed inoltre prevede il progressivo superamento delle attuali situazioni relative a plessi e a sezioni staccate con meno di 50 alunni (10 mila in tutta Italia). Sono 1083 i Comuni interessati, così ripartiti:
- 181 scuole fino a 15 alunni,
- 184 scuole fino a 20 alunni,
- 718 scuole fino a 50 alunni.
L’intervento deve essere realizzato con gradualità dalle Regioni e dagli enti Locali, col supporto di azioni mirate quali, ad esempio, l’attivazione di trasporti, l’adeguamento delle strutture edilizi, eccetera e provvedendo contestualmente alla realizzazione di servizi in rete.
Entro il prossimo mese di dicembre dovranno concludersi tutte le procedure per la formazione delle classi e per la determinazione dei nuovi indirizzi di studio alle superiori. Dovranno essere pronti anche i piani di dimensionamento della rete scolastica.
La legge 133/08, nonché il decreto legge 154, prevedono inoltre l’accorpamento delle istituzioni scolastiche con un numero di alunni inferiore a 500 unità.

In Sicilia le istituzioni scolastiche sottodimensionate sono circa 300.

In provincia di Agrigento si sono tre le istituzioni scolastiche sotto i 300 alunni e nello specifico il liceo scientifico E.Majorana di Lampedusa e Linosa, l’istituto comprensivo G. Garibaldi di Agrigento e la scuola media statale F.D. De Cosmi di Casteltermini.
Sono, inoltre, 22 le istituzioni scolastiche sotto i 500 alunni di cui cinque ad Agrigento, due a Bivona, Favara, Sciacca, Cammarata e Ribera, uno a Caltabellotta, San Biagio Platani, Raffadali, Porto Empedocle, Naro, Realmonte e Canicattì.
A Canicattì si tratta della scuola media statale S. Gangitano.

Le università e le fondazioni
La legge 133/08 prevede per gli atenei la possibilità e non l’obbligo di diventare fondazioni di diritto privato, con deliberazione a maggioranza assoluta del Senato accademico ed approvazione successiva dei Ministeri dell’Istruzione e dell’Economia.
Le fondazioni subentrano nel patrimonio dell’università e sono chiamate a una gestione finanziaria che assicuri l’equilibrio di bilancio.
Anche per le università sono previsti tagli al fondo di finanziamento ordinario (Ffo) e precisamente:
- 63,5 milioni di euro per il 2009,
- 190 milioni di euro per il 2010,
- 316 milioni di euro per il 2011,
- 417 milioni di euro per il 2012 e
- 455 milioni di euro per il 2013.
Le riduzioni sono un effetto del blocco del turn over stabilito dalla legge 133/08, che a partire dal 2009 vieta agli atenei di assumere personale oltre il limite del 20% dei pensionamenti dell’anno precedente.

I libri di testo
I competenti organi scolastici adottano libri di testo in relazione ai quali l'editore si è impegnato a mantenere invariato il contenuto nella scuola primaria con cadenza quinquennale (salvo l'eventualità che si renda necessaria la pubblicazione di eventuali appendici di aggiornamento, che dovranno comunque essere disponibili separatamente), a valere per il successivo quinquennio e nella scuola secondaria di primo e secondo grado ogni sei anni, a valere per i successivi 6 anni (salvo specifiche e motivate esigenze).

La valutazione del comportamento degli studenti
La valutazione del comportamento (voto di condotta), nelle scuole secondarie di primo e secondo grado, a decorrere dall’anno scolastico 2008/2009 è espressa mediante l’attribuzione di un voto numerico espresso in decimi e non con un giudizio.

La valutazione del rendimento degli studenti
La valutazione del rendimento degli studenti nella scuola primaria, a partire dall’anno scolastico 2008/2009, è espressa mediante l’attribuzione di voti numerici in decimi e illustrata con giudizio analitico sul livello globale di maturazione raggiunto dall’anno.
Nella scuola primaria i docenti, con decisione assunta all’unanimità, possono non ammettere l’alunno alla classe successiva solo in casi eccezionali, comprovati da specifica motivazione.
Nella scuola secondaria di primo grado sono ammessi alla classe successiva o all'esame di Stato a conclusione del ciclo gli alunni che hanno ottenuto, con decisione assunta a maggioranza dal consiglio di classe, un voto non inferiore a sei decimi in ciascuna disciplina o gruppo di discipline. L'esito dell'esame conclusivo del primo ciclo è espresso con valutazione complessiva in decimi e illustrato con una certificazione analitica dei traguardi di competenza e del livello globale di maturazione raggiunti dall'alunno. Conseguono il diploma gli studenti che ottengono una valutazione non inferiore a sei decimi.
La valutazione degli alunni diversamente abili è espressa in decimi.

La votazione sul comportamento degli studenti
La votazione del comportamento degli studenti espressa collegialmente dal consiglio di classe inferiore a sei decimi ha come conseguenza la non ammissione al successivo anno di corso o all'esame conclusivo del ciclo di studi.
Un decreto Istruzione specificherà le modalità applicative e i criteri per correlare la particolare e oggettiva gravità del comportamento al voto inferiore a sei decimi.
La disposizione si applica comunque dall'inizio dell'anno scolastico.

Il Partito Democratico ha condotto una opposizione dura e ferma sull’argomento.
Di seguito si riporta il link su un dossier scuola (link)

Qui di seguito troverete il link dell’intervento del Capogruppo al Senato Anna Finocchiario in occasione delle dichiarazioni di voto finale del Decreto Gelmini (link).

Per chi volesse ancora approfondire l’argomento si rinvia al sito del Senato della Repubblica e nello specifico al dossier di documentazione del Servizio al Bilancio (link) e del Servizio Studi (link)

Testo del decreto legge Gelmini approvato (link)

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