giovedì 3 settembre 2009

CRACKING DELL’UVA DA TAVOLA E CRISI DELL’AGRICOLTURA

Oggi c’è stato un interessante incontro sulla crisi dell’agricoltura e nello specifico sul problema del cracking dell’uva da tavola.

C’erano i tecnici dell’Ispettorato Agrario, della Soat, alcuni agronomi, le associazioni di categoria, alcuni consiglieri comunali ed alcuni produttori agricoli.

Noi come gruppo consiliare abbiamo depositato un documento, che lo rendiamo disponibile a tutti, su idee e proposte per affrontare la crisi in agricoltura.

Non si tratta di un documento esaustivo, ma una prima traccia che si deve necessariamente integrare con quanto già proposto per il leader (vedi link) e con le informazioni e conoscenze tecniche man mano acquisite.

Alla fine si è deciso di velocizzare il censimento dei danni e l’ispettorato agrario si è impegnato ad esitare la documentazione nel più breve tempo possibile.

Lo strumento che si può utilizzare per il cracking è la richiesta di stato di calamità e l’eventuale intervento del Fondo di Solidarietà Nazionale per la copertura della perdita, anche se appare difficile (al massimo è possibile inserire tale fenomenologia nelle polizze da assicurare il prossimo anno.

Sarebbe più indicato studiare una soluzione diversa, come nel caso della peronospora nella provincia di Trapani di qualche anno fa.

È emersa dalla discussione la esigenza di chiedere la dilazione dei contributi agricoli, visto lo stato di emergenza di tutto il comparto agricolo. Si registra infatti lo stallo del mercato, nessun commerciante compra l’uva ed i prezzi di abbassano notevolmente.

L’Amministrazione Comunale ha dichiarato che intende di occuparsi in modo strutturale del problema, rispondendo positivamente ad alcune sollecitazioni avanzate nel documento (potenziamento della SOAT, tavolo di confronto).

Vediamo se sarà così, già a partire dalle prossime settimane.

Eccovi il testo integrale del documento presentato:

IDEE E PROPOSTE PER AFFRONTARE LA CRISI IN AGRICOLTURA A CAMPOBELLO

Il presente documento è stato redatto per l’incontro, previsto per il 3 settembre sulle problematiche dell’agricoltura, convocato dall’Amministrazione comunale.

I consiglieri comunali Giuseppe Sferrazza e Giovanni Picone del gruppo consiliare del Partito Democratico di Campobello di Licata nel presente documento, sulla base delle informazioni in possesso e del grado di conoscenza del problema, avanzano le seguenti idee e proposte.

Innanzitutto per quanto riguarda il problema del cracking, ovvero la spaccatura dell’acino dell’uva da tavola, sono state avanzate in questi giorni diverse ipotesi, tutte da valutare dal punta di vista scientifico.

Tracciando una sintesi della riunione convocata dall’assessore Provinciale Castellino, l’altro ieri a Canicattì, emerge che il fenomeno, a detta dei tecnici, può essere addebitabile a fattori esterni dovuti ad esempio a scompensi idrici, sbalzi di temperatura, all’eccessiva piovosità nei mesi invernali anche nel periodo vegetativo dopo un periodo secco, all’umidità di questi giorni, quindi una semplice fisiopatia dovuta al clima, mentre da altre fonti qualcuno fa riferimento a fattori interni quali errate tecniche di coltivazione (incisione della vite, eccessiva fertirrigazione), da qualcuno definite come pratiche poco razionali.

Il fenomeno a quanto pare nasce, almeno in questo momento, nel territorio di Ravanusa e Campobello.

Il primo passo da fare è naturalmente il censimento dei danni. Bene ha fatto l’amministrazione a diffondere un modello da far compilare agli agricoltori e da inoltrare all’Ispettorato Agrario, organismo competente alla verifica scientifica del problema.

Naturalmente a Campobello un aiuto può venire dalle organizzazioni di categoria, come la CIA e la Coldiretti.

Ma quali possono essere le soluzioni al problema?

Qualcuno ha parlato di integrare il reddito a chi ha subito il danno, con un compenso per ettaro per superficie coltivata, oppure di chiedere lo stato di calamità naturale (anche se i soldi arrivano dopo alcuni anni ed alla fine non ricompensano tutti gli agricoltori e sicuramente non i piccoli imprenditori), oppure la crisi di mercato (da chiedere anche per la pesca), che si registra per le produzioni per le quali il prezzo medio unitario (o il reddito), rilevato dall’ISMEA, è inferiore del 30% rispetto al prezzo medio unitario del triennio precedente (gli aiuti sono di tipo contributivo, previdenziale, creditizio. È possibile anche un contributo in conto capitale a titolo de minimis di 3 mila euro in tre anni).

Qualcun altro ha parlato di intervenire con le polizze assicurative, oppure ancora di attivare il fondo di solidarietà nazionale (che interviene anche nelle crisi di mercato). Quest’ultimo è uno strumento operativo per prevenire ed aiutare le imprese agricole in difficoltà economiche quando si verificano calamità naturali o avversità atmosferiche eccezionali che compromettono i raccolti e danneggiano le strutture produttive o le infrastrutture connesse all’attività agricola, come le opere irrigue, di bonifica e le strade interpoderali. Il FSN è stato negli ultimi anni riformulato con il D.lgs n.102/04. Gli interventi sono di due tipi: la copertura assicurativa agevolata dei rischi agricoli (interventi ex ante), secondo le regole stabilite nel Piano assicurativo nazionale, con la copertura fino all’80% del premio assicurativo (per danni superiori al 30% - 20% nelle zone svantaggiate - e del 50% nel caso contrario. Quest’ultima percentuale è prevista anche per le fisiopatie ed epizoozie). Il secondo intervento è finalizzato alla ripresa economia e produttiva delle imprese (interventi compensativi o ex post) che abbiano subito danni non inferiori al 30% della produzione lorda vendibile (aiuti in conto capitale fino all’80% del danno accertato, prestiti ad ammortamento quinquennale a tasso agevolato, proroga delle operazioni di credito agrario e agevolazioni previdenziali). Questo strumento è utilizzato per i danni non ammessi all’assicurazione agevolata e quindi non inseriti nel piano assicurativo annuale. Altri interventi riguardano il ripristino delle infrastrutture connessi all’attività agricola, tra quelle irrigue e di bonifica.

Tra i vari interventi la soluzione più gettonata sembra essere quella dell’assicurazione agevolata e sovvenzionata (contri i rischi di mercato, la resa produttiva, le calamità e nello specifico: gradine, gelo/brina, eccesso di pioggia, alluvione, vento forte, siccità, sbalzo termico, colpo di sole,eccesso di neve, eventi sciroccali), soprattutto le polizze multirischio (ovvero quelle stipulate per la copertura della produzione complessiva aziendale danneggiata dall’insieme delle avversità atmosferiche). In questo campo esistono anche i Consorzi di difesa attiva e passiva, ossia soggetti a cui è demandata l’attuazione della difesa sia mediante la realizzazione di impianti di protezione delle produzioni dalle intemperie, sia mediante il ricorso a forme assicurative di rimborso dei danni.

Naturalmente nessuno ha la bacchetta magica, la cosa sicura è quella di avviare nel più breve tempo possibile il censimento dei danni, studiare il fenomeno dal punto di vista scientifico e poi chiedere un intervento dei tecnici dell’Assessorato regionale all’Agricoltura per verificare quali soluzioni tecniche, se ve ne sono, possono essere applicate.

Per concludere, approfittando di questa situazione emergenziale alcuni commercianti non stanno comprando l’uva da tavola, facendo ulteriormente abbassare i prezzi di vendita.

Più in generale come consiglieri comunali ci interessa discutere del problema strutturale dell’agricoltura nel nostro territorio ed in quelli limitrofi, anche perché è dall’agricoltura che dipende l’economia locale, almeno nei nostri territori.

Certo trovare una soluzione definitiva al problema è abbastanza difficile anche perché si registrano i seguenti punti di debolezza, ormai cronici, quali:

- Eccessiva parcellizzazione dell’offerta. I produttori agricoli sono in balia dei commercianti che fanno razzia delle produzioni e determinano il prezzo di acquisto;

- Mancanza di strutture consortili e di organizzazione dei produttori;

- Dimensione media delle aziende agricole bassa;

- Prezzi della produzione troppo bassi (10 centesimi al kg per l’uva da mosto, 30 centesimi per le pesche, 40 centesimi per l’uva da tavola e così via);

- Assenza di organizzazione e contrattualistica per la vendita dei prodotti, nonché mancanza di strumenti di copertura finanziaria dei rischi, sia per la resa produttiva che per la produzione in genere.

Cosa può fare un’Amministrazione Comunale per venire incontro ai produttori agricoltori locali?

Certo con le attuali risorse di bilancio e con le competenze che le appartengono non può fare tanto, ma sicuramente può fare qualcosa.

Nel nostro territorio manca, ad esempio. una seria indagine conoscitiva del mondo dell’agricoltura e dell’agroalimentare, gli unici dati disponibili risalgono al censimento del 2000.

Nessuno è in grado di sapere al momento, con precisione, cosa produce il territorio,
quante sono le produzioni e quale la produzione lorda vendibile.

Non esiste una carta sull’uso dei suoli, in sostanza non esiste nulla come base informativa che ci può aiutare ad affrontare in maniera scientifica il problema.

Sarebbe quindi opportuno che il Comune avviasse sul proprio territorio, nel più breve tempo possibile, una seria indagine conoscitiva che coinvolga i produttori agricoli, quelli che operano nella filiera agroalimentare ed i tecnici. Affidi il Comune un’indagine del genere, magari al Centro Monastra, con l’obbligo di avvalersi di tecnici preparati e concedendo alcune borse di studio a giovani laureati o frequentanti gli ultimi anni dell’Università Agraria.

A tal uopo si potrebbero utilizzare i fondi del Centro Monastra o si potrebbero trovare nuove risorse dall’avanzo di amministrazione.

Partiamo quindi dalla conoscenza approfondita del problema, costruiamo un database che ci permetterà in futuro di avere il quadro complessivo della situazione e che ci permetterà di intervenire con una certa velocità.

Campobello fa parte insieme ad altri comuni (Licata, Camastra, Canicattì, Castrofilippo, Comitini, Grotte, Naro, Palma di Montechiaro, Racalmuto, Ravanusa) del Piano Strategico Regalpetra, ovvero della programmazione futura di questi territori.
Uno delle tematiche che dovrà affrontare questo piano è proprio la filiera agroalimentare. Ricordo nello specifico una riunione tenutasi proprio a Campobello lo scorso dicembre su questo tema.

Si riuniscano i Sindaci che fanno parte di questo piano, si convochino i tecnici che stanno redigendo il Piano e si orientino le priorità proprio su questo tema, ma si affronti il problema sul serio con ragionamenti scientifici.

È necessario istituire un tavolo tematico, oltre a quello locale, che potrebbe essere proprio quello del Piano Strategico, il più indicato, più di quello del costituendo GAL del Leader Sicilia Centro Meridionale, progetto inteso dai tecnici del Piano Strategico come parte del più complessivo Piano Strategico, dove peraltro non fanno parte i produttori agricoli ma solo alcuni portatori di interessi diffusi.

Come consiglieri comunali ci impegniamo fin da subito a valutare la possibilità di individuare risorse finanziarie nel bilancio per venire incontro alle esigenze dei produttori agricoli, ad istituire dei capitoli di bilancio con adeguate risorse finanziarie, nei limiti naturalmente dei regolamenti comunitari vigenti in tema di aiuti alle imprese.

Si potrebbe intervenire ad esempio per finanziare la promozione, il marketing, per realizzare una paniere delle produzioni agroalimentari da pubblicizzare tramite internet, nei negozi con apposite vetrine, nei supermercati, eccetera; oppure si potrebbe intervenire per il credito agevolato, per le polizze assicurative ed altro ancora.

Naturalmente per fare ciò è necessario stipulare un patto sociale con gli operatori del settore agricolo ed agroalimentare per evitare furberie, che soventi si presentano in questo settore, anche se fortunatamente in diminuzione.

La classe politica deve venire incontro agli agricoltori, ma loro devono fare uno sforzo in più rispetto al passato.

Per quanto riguarda l’uva da tavola è necessario coinvolgere gli operatori nel consorzio uva italia esistente e vedere anche come il Comune possa inserirsi e dare una mano di aiuto.

È necessario valorizzare la presenza della SOAT nel nostro territorio, oggi relegata in una piccola stanza del Centro Polivalente, anche al fine di evitare che traslochi in altri Comuni. È necessario utilizzare le risorse umane presenti in quella SOAT per garantire migliori servizi ai nostri agricoltori.

Contestualmente è necessario riorganizzare il Centro Monastra che così com’è non può più funzionare, primo perché non può duplicare i servizi che sono delegati alla SOAT e poi perché come singolo Comune si può fare poco. È necessario coinvolgere altri Comuni, partendo da quelli che fanno parte del Piano Strategico.

Ci sono, poi, alcuni immobili che se adeguatamente valorizzati possono dare un concreto aiuto agli agricoltori. Ci riferiamo a quello a valle della Divina Commedia ed al centro di commercializzazione dei prodotti agricoli.

È necessario dare un senso a queste strutture ed in sede di destinazione dell’avanzo di amministrazione è necessario individuare adeguate risorse finanziarie per consentire quanto meno il finanziamento delle opere necessarie per l’ottenimento dell’agibilità di queste strutture.

Proprio quest’ultima struttura può essere messa al servizio degli agricoltori, con la realizzazione di una piccola piattaforma logistica (si tratta di dirottare alcune risorse previste dal costruendo autoporto tra Canicattì e Campobello, in territorio di Naro, al nostro centro di commercializzazione). Si potrebbero realizzare delle celle frigorifere e si potrebbe avviare la sperimentazione di una agenzia di commercializzazione, diversa dal classico consorzio.

Naturalmente non va trascurato anche il problema dell’approvvigionamento idrico. Ma proprio su questo tema nel nostro piano triennale delle opere pubbliche ci sono due opere che, se realizzate, potrebbero venire incontro agli agricoltori. Ci riferiamo ai lavori di realizzazione dell’impianto per il riutilizzo ad uso irriguo delle acque reflue urbane depurate di 568 mila euro e del progetto per la riutilizzazione a scopo irriguo delle acque reflue provenienti dall’impianto di depurazione di contrada Canale e di contrada Milici di 2,5 milioni di euro. A quanto pare dovrebbero essere già finanziate, si trovano nell’elenco annuale delle opere da realizzare, e quindi in concreto si tratta di far avviare i lavori, prima possibile.

Da non trascurare altresì l’informazione continua che deve essere garantita, tramite le SOAT, agli agricoltori per l’accesso dei bandi del PSR Sicilia 2007/2013, come peraltro già sta avvenendo. In atto ci sono bandi che prevedono finanziamenti per ammodernare le aziende agricole e per realizzare infrastrutture rurali (strade interpoderali).

Come vedete i consiglieri comunali del PD sono disponibili a dare una mano di aiuto a questa Amministrazione Comunale, ma solo se è loro intenzione dare una seria mano di aiuto agli agricoltori.

Campobello di Licata, 03.09.2009

I Consiglieri Comunali

PIANO ASSICURATIVO ANNUALE 2007

SICILIA – CAMPOBELLO DI LICATA
Sezione Grandine (arance, albicocche, melanzane, meloni, nettarine, nettarine precoci, peperoni, pesche, pesche precoci, pomodoro concentrato, uva da tavola e uva da vino)

ALL. N. 1 – MODIFICHE E INTEGRAZIONI ALL’ALLEGATO A) AL PIANO ASSICURATIVO
2007, APPROVATO CON D.M. 27.12.2006, n. 102.971, DISTINTE PER TERRITORI
REGIONALI:
SICILIA
Conferma del Piano assicurativo 2007 con le seguenti integrazioni:
COLTURE ASSICURABILI:
- Erbacee: fave, frumento, orzo, piselli, cipolle, cipolline.
Si prevede l’intero territorio regionale.

STRUTTURE AZIENDALI
- Serre con struttura in legno e copertura in film plastico (doppio o singolo)
- Serre con struttura mista cemento e legno e copertura in film plastico (doppio o singolo)
Le coperture devono intendersi estese a tutto il territorio regionale.

AVVERSITÀ:
- a carico delle colture : venti sciroccali, sabbia vulcanica.
La copertura dei venti sciroccali deve intendersi estesa a tutta la regione mentre la sabbia vulcanica
è limitata alle province di Catania, Messina, Ragusa e Siracusa.

EPIZOOZIE:
MALATTIE BOVINI E BUFALINI NELL’INTERO TERRITORIO REGIONALE:
- afta epizootica, brucellosi, pleuropolmonite,,tubercolosi, leucosi enzootica;

MALATTIE SUINI:
- peste suina classica, peste suina africana,,vescicolare suina, afta epizootica.
Si prevede l’intero territorio regionale.
MALATTIE OVICAPRINI:
- blue tongue, brucellosi, afta epizootica.
Si prevede l’intero territorio regionale.
MALATTIE AVICOLI:
- influenza aviaria.
Si prevede l’intero territorio regionale.
GARANZIE
- abbattimento forzoso, costi smaltimento carcasse, mancato reddito.

L’agricoltura a Campobello a tempi del Censimento ISTAT del 2000
Secondo i dati del censimento agricoltura del 2000 a Campobello di Licata sono state censite oltre 1400 aziende pari al 2,65% rispetto al totale provinciale (54 mila aziende).

La superficie totale risulta pari a 4,2 mila ettari di cui il 97,5% di SAU, contro il dato provinciale pari all’88,6%.

La superficie media per azienda è pari a 3 ettari, mentre la media provinciale è pari a 3,4 ettari.

2,6 mila ettari sono destinati a seminativi (3,15% del totale provinciale) e 1,5 mila ettari alle coltivazioni legnose (2,27% del totale provinciale).

Quasi il 22,2% della SAU è destinata a Campobello di Licata alla coltura della vite (14% a livello provinciale). Tutto ciò testimonia una spiccata vocazione per la coltura viticola del territorio di Campobello di Licata.

Modesta invece la superficie destinata alla coltura dell’olivo con appena 168 ettari (4% del totale provinciale).

Il 32,8% delle aziende utilizza superfici inferiori ad un ettaro (37,1% a livello provinciale).

Complessivamente il 95% delle aziende utilizza superficie inferiori a 10 ettari, mentre esiste solo un’azienda con una superficie totale superiore a 100 ettari (stesso discorso per la SAU).

Il 91,7% della SAU a Campobello di Licata è condotta direttamente dal coltivatore di cui il 69,2% con manodopera familiare, il 10,7% con manodopera familiare prevalente e l’11,9% con manodopera extrafamiliare prevalente. Solo l’8,3% della SAU è condotta con salariati.

si omettono le tabelle

P.S. di pubblica il comunicato stampa del 4/9/2009
COMUNICATO STAMPA
IDEE E PROPOSTE DEL GRUPPO CONSILIARE DEL PD IN MERITO ALLA CRISI IN AGRICOLTURA A CAMPOBELLO DI LICATA
I consiglieri comunali Giuseppe Sferrazza e Giovanni Picone del PD di Campobello di Licata ieri, durante l’incontro tenutosi a Campobello presso il Palazzo Municipale sulla crisi dell’agricoltura e del fenomeno del cracking, hanno presentato un documento con alcune proposte per affrontare la crisi.
Per quanto riguarda l’emergenza del cracking invitiamo gli agricoltori a presentare, nel più breve tempo possibile, apposita istanza al Comune per poter avere un censimento dei danni, premessa per la richiesta dello stato di calamità, ove ne ricorrano i presupposti. L’unico strumento applicabile dovrebbe essere quello del Fondo di Solidarietà Nazionale di cui al D.Lgs 102/2004 oppure un nuovo provvedimento come è avvenuto in occasione del fenomeno della peronospora in provincia di Trapani di qualche anno fa, anche se sarebbe auspicabile un intervento tampone, quale l’integrazione del reddito, per tutto il comparto visto lo stato di crisi di mercato in cui versa tutto il settore.
Per quanto riguarda gli interventi a più largo respiro il PD ha avanzato le seguenti proposte:
- Avviare una seria indagine conoscitiva sul mondo dell’agricoltura e dell’agroalimentare nel territorio di Campobello;
- Istituire un tavolo tematico locale ed uno del comprensorio tra i Comuni partecipanti al Piano Strategico Regalbetra per orientare gli interventi sulla filiera agroalimentare;
- Valorizzare e potenziare la presenza della SOAT a Campobello con idonei locali per garantire una migliore assistenza tecnica agli operatori agricoli;
- Riorganizzare il Centro Monastra con il coinvolgimento degli altri Comuni, dandone una nuova missione;
- Stanziare, in sede di destinazione dell’avanzo di amministrazione, adeguate risorse finanziare per rendere agibile il centro di commercializzazione dei prodotti agricoli presente a Campobello;
- Avviare nel più breve tempo possibile i due progetti finanziati relativi al trattamento delle acque reflue per il riutilizzo in agricoltura.
Si rinvia al documento presentato, disponibile all’indirizzo web www.giuseppesferrazza.blogspot.com , per l’approfondimento delle proposte.
Campobello di Licata, 4/9/2009
I consiglieri comunali del Pd di Campobello di Licata
Giuseppe Sferrazza e Giovanni Picone

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