domenica 20 settembre 2009

Aiuti alla commercializzazione dei prodotti agricoli. Una chimera per le produzioni del nostro territorio

Lo scorso Venerdì si è tenuta una conferenza dei capigruppo, convocata su richiesta del sottoscritto e del capogruppo Ragusa, sulla crisi dell'agricoltura.

A giorni farò un resoconto della riunione e pubblicherò il documento su cui il gruppo consiliare del PD ha lavorato per affrontare la crisi e per impegnare il Comune a fare qualcosa per gli agricoltori locali.

Il documento prende spunto dalla proposta che l'Amministrazione Comunale aveva proposto al consiglio comunale di Ravanusa e che successivamente, per il tramite dell'Assessore Mulè ed il Presidente Vinci, si era impegnata a rettificare ed integrare con i suggerimenti dei consiglieri comunali.

Purtroppo tale proposta è stata presentata dall'Amministrazione Comunale nel tavolo provinciale senza preventiva riunione dei consiglieri comunali.

Ad ogni modo quello su cui mi concentrerò in questo post sono gli aiuti alla commercializzazione dei prodotti agricoli.

Si fa un gran parlare di crisi di agricoltura, di problemi strutturali e di rimedi che possono essere adottati per superare almeno alcune problematiche.

Una di esse, forse una delle più importanti, è quella della scarsa organizzazione dei produttori e di mancanza di adeguate strategie di marketing e di commercializzazione.

L’Unione Europa e con essa lo Stato e la Regione prevedono aiuti, fino all’80% della spesa, per favorire la commercializzazione dei prodotti agricoli.

Uno di questi aiuti è previsto nel Piano di Sviluppo Rurale (PSR) che la Sicilia ha adottato per il periodo 2007/2013, mi riferisco alla misura 133 denominata “sostegno alle associazioni di produttori per attività di informazione e promozione delle produzioni agricole di qualità”, il cui bando è stato pubblicato sulla gazzetta n.7 del 13/2/2009 della Regione Sicilia.

Proprio in questi giorni è stato pubblicato un elenco provvisorio di istanze ammesse, che può subire variazioni a seguito di domanda di riesame.

Ma vediamo cosa prevede questo bando, prima di passare alle istanze ammesse e di quelle non ammesse.

Gli interventi previsti dal bando sono finalizzati a:
- valorizzare i prodotti agroalimentari di qualità ottenuti in Sicilia;

- promuovere l'immagine nei confronti dei consumatori e degli operatori economici dei prodotti ottenuti nell'ambito di sistemi di qualità, in particolare in termini di specificità, caratteristiche nutrizionali, sicurezza dei metodi di produzione rispettosi dell'ambiente, sistemi di etichettatura e rintracciabilità;

- diffondere conoscenze scientifiche e tecniche sui prodotti di qualità;

- favorire l'integrazione di filiera sviluppando al contempo l'integrazione delle attività agricole con quelle turistiche.

I beneficiari di questo regime di aiuto sono i Consorzi di tutela e valorizzazione e le associazioni di produttori che raggruppano più operatori partecipanti attivamente ad uno dei sistemi di qualità alimentari tra quelli elencati in una tabella, ad esempio per i formaggi il pecorino siciliano (DOP) o il ragusano (DOP), per gli oli di oliva il Val di Mazara (DOP) o il Valle del Belice (DOP), per l’ortofrutta l’arancia rossa di Sicilia (IGP), il cappero di Pantelleria (IGP), l’uva da tavola di Mazzarrone (IGP), l’uva da tavola di Canicattì (IGP), i vini DOCG, DOC e IGT. In tutto il territorio si tratta di 41 operatori.

La spesa massima ammissibile a finanziamento no può superare i 500 mila euro per progetto e 1,5 milioni di euro per beneficiario.

L’intensità di aiuto raggiunge il 70% in conto capitale, ovvero a fondo perduto.

Gli interventi ammissibili sono diversi, dall’informazione nei confronti di operatori economico e consumatori sui prodotti, ad attività promozionali e pubblicitarie utilizzanto la stampa, i mezzi radiotelevisivi e informatici, distribuendo materiali informativi, attività pubblicitarie effettuate presso i punti vendita, partecipazione a fiere, mostre, workshop, organizzazione e realizzazione eventi promozionali, eccetera.

La dotazione finanziaria del bando è di 15 milioni di euro.

Come dicevo prima, la graduatoria provvisoria è stata pubblicata alcuni giorni fa (istanze ammesse ed escluse, istanze non ricevibili).

Le istanze presentate sono risultate 32, di cui 3 escluse, 13 non ricevibili e 16 ammesse.

Le istanze ammesse sono pari a 8,8 milioni di euro di cui 6,2 milioni di euro di contributo in conto capitale, quindi rimangono quasi 9 milioni di euro.
Se tutte le istanze presentate fossero state ammissibili sarebbero state tutte finanziate e soldi sarebbero rimasti.

Tra le istanze ammissibili tre progetti presentati dal consorzio di tutela IGP di Pachino (SR), un progetto del consorzio di tutela Vini Doc Salaparuta (TP), un progetto del consorzio di tutela dell’arancia rossa di Sicilia IGP (CT), due progetti del consorzio isola bio Sicilia (AG), un progetto dell’associazione di produttori wine sicily esport (TP), un progetto del consorzio per la tutela dei vini etna DOC (CT), un consorzio di tutela dell’olio extra vergine di oliva DOP Monte Etna (CT), un progetto dell’associazione terre del vino del calatino (CT), un progetto del consorzio di tutela dell’uva da tavola di Mazzarrone (CT), un progetto del consorzio di tutela IGP Salame S. Angelo (ME), un progetto del consorzio di tutela del vino DOC Contea di Sclafani (PA), un progetto del consorzio ortofrutta Sicilia Soc. Coop. Agricola (CT) ed un progetto della Asso. Pro.Sicilia (TP).

Le istanze escluse riguardano tre progetti del consorzio regionale di imprenditori per lo sviluppo del Mongibello e dell’Amedeo (CT), mentre tra le istanze non ricevibili vi tra gli altri sono un progetto del consorzio di tutela dell’arancia di Ribera (AG) ed un progetto del consorzio per la tutela e la promozione dell’uva da tavola di Canicattì IGP (AG), escluso per domanda incompleta.

Focalizzando l’attenzione sul nostro territorio si evidenzia che ancora una volta il territorio dell’uva da tavola di Mazzarrone coglie le opportunità di finanziamento presentando una proposta di 500 mila euro, mentre quello di Canicattì viene escluso, ma anche se fosse stato ammesso il progetto si attesta su un importo pari a 65 mila euro, ovvero una miseria rispetto a quello che i produttori di Mazzarrone faranno nel loro territorio.

Secondo voi in prospettiva futura quale produzione avrà più successo, quella di Mazzarrone o quella di Canicattì?

Se poi aggiungiamo il fatto che a Mazzarrone è stato riconosciuto dalla Regione un distretto produttivo (al prossimo post un approfondimento), che potrà beneficiarie di risorse finanziarie, mentre nulla di ciò è presente a Canicattì, la frittata è fatta.

E noi per intanto continuiamo a parlare di crisi!

Nessun commento: